
Carletto, così chiamato da sua madre Augusta (la quale gli trasmetterà la fede e
l'importanza della preghiera) fin dalla nascita sembra avere un amore forte nei confronti della Mamma Celeste e di Gesù, infatti nasce proprio il 25 marzo, festa
dell'Annunciazione del Signore, il venerdì santo di quell'anno alle 14 e 30, l'ora in cui, nel primo venerdì santo, Gesù dalla croce donava la Madre al discepolo prediletto.
All'età di 5 anni esprime la volontà di diventare sacerdote, conservando questo ardente desiderio fino al 1947 quando da "Carletto" diventerà Don Carlo nella chiesa
annessa allo studentato salesiano dove avrà prima trascorso gli studi.

Una caratteristica costante del suo animo gentile e delicato sarà la gratitudine oltre alla semplicità.
Chiunque lo ascolta rimane colpito dalla sua gioia e dal suo modo di spiegare il Vangelo in maniera così penetrante e nello stesso tempo semplice,
tanto che tutti, anche i bambini capiscono le parole di Gesù.
Una volta fondato il G.A.M. nel 1975 comincerà a dedicarsi anima e corpo alla sua (ma anche nostra) tanto amata Mamma Celeste e ancora di più a Gesù.

La stessa Mamma Celeste lo sosterrà nei momenti più difficili, come quella volta in cui durante un momento di sconforto dovuto a delle coliche
renali acute gli consigliò di avvolgere sui fianchi una coperta come faceva da piccolo sua madre Augusta.
Don Carlo seguì la voce distinta della Mamma Celeste e subito trovò conforto.
Sempre nel 1975 conoscerà Don Bruno Busulini che lo appoggerà nel portare avanti il movimento, arrivando al punto di lasciare la Congregazione e
la Cattedra di matematica e fisica all'Università di Padova per abbracciare il G.A.M.
È lo stesso Don Bruno a cui verrà affidato il movimento il 7 novembre del 1979 dopo che, alle ore 8:20 circa, Don Carlo parte per tornare alla "casa del Padre".

Il suo corpo viene vegliato dai giovani G.A.M. giunti da tutta Italia, da famiglie, religiose, religiosi, sacerdoti e consacrati, in Cenacolo con preghiere e canti.
Il venerdì 9 si svolgeranno i funerali e la bara uscirà al suono delle campane a festa e di lunghissimi applausi; un lungo corteo di pullman e auto la scorterà fino
al piccolo cimitero di San Gillio, in periferia di Torino, dove i giovani continueranno a cantare, ricordando come Don Carlo ripeteva continuamente che la partenza per il Cielo «è una Festa».
I giovani rientrano alle loro case con il proposito e la responsabilità di continuare a portare avanti la missione iniziata da Don Carlo.